Uno degli effetti dell’impatto dell’IoT sul settore del monitoraggio dei consumi sia stato quello di avviare un processo di trasformazione dell’attribuzione del valore dall’oggetto (lo strumento di misura) al soggetto (il dato e la sua elaborazione). La trasformazione in commodity della misura è un dato oggettivo, che ha portato con sé, naturalmente, anche la ridefinizione dell’importanza dei servizi correlati e, soprattutto, la focalizzazione della piattaforma di gestione come cuore del sistema. Paradossalmente, questo processo ha reso ancora più importante l’esigenza di hardware affidabili e capaci di dare misure precise magari senza rompersi o fare perdere il segnale. Fino a qui si tratta di un semplice processo di adattamento migliorativo di un sistema alle possibilità offerte dall’evoluzione tecnologica.
Oggi assistiamo a una richiesta di soluzioni capaci di gestire insieme il monitoraggio dei consumi energetici con i parametri ambientali. Si tratta di un grande processo di ridefinizione dei confini degli ambiti della misura, reso possibile dall’evoluzione dei software di gestione e delle tecnologie wireless. Questa trasformazione avrebbe però avuto una tempistica assai diversa se non avesse ricevuto la spinta “amara” dell’emergenza sanitaria, che ha agito su due fronti: ridefinizione delle priorità di spesa delle imprese (primum vivere) e necessità di una nuova dotazione tecnologica per la gestione in sicurezza degli spazi di lavoro (stabilimenti produttivi, uffici ma anche GDO, retail, pubblica amministrazione).
Che cosa sono i parametri ambientali?
Possiamo definire i parametri ambientali come tutti quei valori misurabili indicativi dello stato di salubrità e sicurezza di un ambiente indoor od outdoor. Hanno assunto un ruolo strategico l’Anidride Carbonica (CO2), i Composti organici volatili (VOC), PM 10 e 2,5, Temperatura, Umidità e Luce, Radon. Ciò sia in ragione della loro capacità come indicatori diretti del livello di inquinamento sia per la loro rilevanza nella gestione della cosiddetta convivenza con l’emergenza Covid-19. La concentrazione di CO2 è un parametro valido per misurare gli assembramenti di persone negli spazi chiusi. Questi elementi sono direttamente connessi con la sicurezza; luce, umidità e temperatura invece intervengono nella gestione del benessere (che però ha un diretto effetto sull’efficienza e sulla concentrazione dei lavoratori. Intervengono anche sul benessere lavorativo, perché consentono di respirare meglio, di avere postazioni illuminate in modo più efficiente, di migliorare la produttività.
Dotarsi di strumenti per l’ottimizzazione dei consumi riveste un significato ulteriore e più urgente, che va a sommarsi all’imperativo legato alla sostenibilità ambientale di una azienda. In altre parole, oggi c’è bisogno di strumenti che compensino l’incremento dei consumi energetici derivante dall’utilizzo di strumenti per il mantenimento e la gestione della salubrità ambientale.
Alcuni quesiti per il futuro
Si apre però il tema della verifica dei dati, della loro certificazione. Mentre per alcuni parametri la strumentazione hardware è certificata sul campo (per esempio i MID) ed è funzionale al rispetto di alcune leggi (vedi 102) e standard (vedi ISO 50001), molti aspetti sopra delineati non sono ancora certificabili. Ciò vale, per esempio, per le comunicazioni inerenti alle riduzioni di emissioni inquinanti degli impianti produttivi. Possiamo certificare effettivamente le compensazioni alle emissioni di CO2? La materia è ancora nebulosa e si presta a fraintendimenti. Fatta salva la buona volontà, come è possibile avere certezza dell’effettiva compensazione? Oppure del fatto che l’operazione di ecosostenibilità si trasformi in una mera operazione di comunicazione? Assisteremo sicuramente nel prossimo futuro a una sempre maggiore ibridazione tra l’integrazione tecnologica e la certificazione digitale del dato rilevato.
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